
AIUTARSI E PROTEGGERSI DURANTE L’EPIDEMIA: CI RIESCONO PERSINO LE PIANTE

“Nel caso di infestazioni particolarmente gravi, alcuni alberi possono addirittura comunicare ciò che sta accadendo loro. Alcune specie di querce, ad esempio, rilasciano una sostanza che dice alle altre querce nelle vicinanze che è in corso un attacco da parte di parassiti. In risposta, le querce non ancora infestate incrementano la produzione di tannino per fronteggiare al meglio l’aggressione incombente”
da “Una passeggiata nei boschi” di Bill Bryson
In questo periodo difficile, è importante che ognuno possa dare il proprio contributo verso la società, verso l’altro. Per la maggior parte di noi il contributo richiesto è…non uscire di casa. Confrontandolo al contributo richiesto a chi ha dovuto combattere la guerra, a chi ha dovuto arruolarsi senza sapere se avrebbe fatto ritorno, non sembra molto oneroso. In realtà la difficoltà non si misura a chiacchiere o attraverso la rievocazione storica facendo confronti, ma si misura attraverso la percezione: per qualcuno è estremamente oneroso perché ha questa percezione e non ha compreso il momento. E credo ci sia un motivo educativo e culturale dietro a questa incapacità di comprendere il momento e di adeguarsi ad un nuovo contesto, oltre una mancanza di competenze personali, relazionali e cognitive (che nascono comunque dall’educazione o meglio dalla “formazione” (intesa anche come esperienza di vita che dà forma). L’uomo da sempre fa cose stupide, cosa che difficilmente fanno gli altri esseri viventi (bomba atomica docet). Ma non voglio confrontare l’uomo con animali evoluti, con il classico esempio dei lupi (animali sociali) e del branco di lupi che attuano strategie incredibili per proteggere la loro società, mettendo il gruppo davanti al singolo. Parlo di querce, come nella citazione del delizioso libro “Una passeggiata nei boschi” di Bill Bryson (dal quale è stato tratto anche un piacevole film interpretato da Robert Redford). Quindi ricapitolando: le querce sono in grado di attuare strategie di “protezione della specie”, mentre l’umano no? No, se l’umano non ha potuto sperimentare e sviluppare la passione per il prossimo. Se questa passione non appartiene alla sua vita, al suo bagaglio culturale, alla sua educazione. È su questo che dobbiamo investire come specie umana, anche per sopravvive. O sperare di rinascere quercia…
Michele Mannelli
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